Klarna, il Compra ora Paga dopo (BNPL) non funziona più?

Il metodo di pagamento del Compra ora, Paga dopo (BNPL) è in crisi? Il taglio di personale da parte di Klarna interroga e fa riflettere il settore.

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Klarna taglia il 10% dei dipendenti: Compra ora Paga dopo non funziona più?

Il mondo Klarna, il principale operatore dei servizi “Compra ora, Paga dopo” (Buy Now Pay Later, in breve BNPL) lunedì 23 maggio è stato scosso dalla decisione dell’azienda di tagliare il 10% del personale, licenziando 700 dipendenti sugli attuali 7.000 che la società svedese impiega tra Europa e Stati Uniti.

Il taglio dei dipendenti Klarna sarebbe dovuto a un insieme di fattori che hanno portato a dati contabili negativi nel 2021 e nel primo trimestre 2022.

La società nel corso del 2021 ha registrato una perdita pari a 7,09 miliardi di corone svedesi (circa 665 milioni di euro), a cui si aggiungono le perdite nel primo trimestre del 2022 pari a 2,57 miliardi di corone svedesi (244 milioni di euro), riporta Teleborsa.

Cosa succede nel mondo del Compra ora e paga dopo? Appena l’11 maggio scorso Klarna, inaugurando la nuova sede di Milano, aveva condiviso con la stampa dati che mostravano una crescita nel corso del 2021 pari al +33% e un fatturato di 64 miliardi di euro solo in Italia.

Per capire meglio il futuro del Buy Now Pay Later, partiamo dalle parole del CEO di Klarna, per poi allargarci alla situazione attuale della altre società del segmento BNPL, concludendo con i fattori che starebbero incidendo sul minor ricorso a questo metodo di pagamento.

Il futuro di Klarna attraverso le parole del CEO

L’amministratore delegato di Klarna, Sebastian Siemiatkowski, ha offerto una prima spiegazione pubblica di quanto accade all’interno della società attraverso un comunicato stampa in cui afferma che dopo il piano industriale condiviso ad ottobre 2021 “il mondo è cambiato”.

Il mondo è cambiato a causa di una “guerra non necessaria in Ucraina”, ma anche a causa dell’inflazione crescente che spinge giù la propensione dei consumatori a spendere.

Per Siemiatkowski anche l’alta volatilità dei mercati finanziari sarebbe una causa dei loro guai. Infine cita la “recessione”.

Naturalmente l’ad di Klarna ha fornito una spiegazione sintetica, riassuntiva della situazione senza entrare nei particolari. Klarna non è una società quotata in Borsa e dunque non è tenuta a pubblicare dati dettagliati.

Un potenziale investitore come un venture capital che volesse investire in un futuro round di investimento, però, qualche domanda potrebbe porla a Klarna.

Perché è vero che la guerra in Ucraina è un cambiamento non passeggero che sta riscrivendo le catene di fornitura e la “geografia” industriale, ma i dati di bilancio negativi si riferiscono a tutto il 2021 e non solo al primo trimestre del 2022.

Ad ogni modo, Siemiatkowski assicura che la realtà del BNPL non è una bolla, poiché è un fatto che la società ha 400 mila commercianti associati e 150 milioni di consumatori registrati sulla Klarna app.

Il segmento del BNPL non è a rischio e i commercianti possono ancora trovare spazio per conquistare nuovi clienti, ma ci troviamo di fronte a una situazione oggettivamente più sfidante rispetto al 2021. Vediamola.

Le perdite dei competitor

Nel segmento del BNPL Klarna non è stata l’unica ad annunciare tagli di personale, lo ha fatto anche BizPay tagliando il 30% della forza lavoro.

BizPay a differenza di Klarna applica il Buy Now Pay Later al settore business e ha subito un calo legato alle condizioni di mercato delle compagnie tecnologiche.

Afterpay, acquistata da Block (ex Square e diretta da Jack Dorsey), a partire da febbraio ha ridotto il numero di posizioni di lavoro aperte volte ad assumere nuovo personale.

Le quotate che vanno male in Borsa con ricavi positivi

Se guardiamo alle società quotate in Borsa, troviamo Upstart Holdings (UPST), la società eroga prestiti utilizzando algoritmi di intelligenza artificiale basati su 1.500 diverse fonti di dati.

Upstart lo scorso 9 maggio ha presentato i dati contabili riferiti al primo trimestre 2022, mostrando una crescita nei ricavi record a 314 milioni di USD rispetto ai precedenti 116,2 milioni di USD.

Anche Affirm Holdings (AFRM) ha presentato ricavi in crescita del 50% a 844 milioni di dollari, ma in questo caso sono state riportate perdite nette in aumento del 64% a 521 milioni di dollari.

Nonostante i risultati positivi, da inizio anno le due società quotate hanno perso gran parte del loro valore azionario: Upstart -75,45%; Affirm -79,36%.

Acquisti online da record anche nel 2021

Per capire cosa sta succedendo nel mondo del Compra ora, Paga dopo, non possiamo trascurare i dati di vendita dell’e-commerce.

Nonostante servizi come l’italiana Scalapay siano rivolti anche a negozi fisici, è indubbio che le app BNPL si legano molto alle vendite presso gli store online.

L’Osservatorio eCommerce B2C ha presentato i dati riferiti al commercio elettronico in Italia nel 2021, secondo i quali gli acquisti sono aumentati del +18% rispetto al 2020 che aveva comunque segnato un forte aumento dovuto alla chiusura dei negozi fisici per via della pandemia.

Dati confermati anche dalle statistiche di Digital Commerce 360 per quanto riguarda le vendite online nel 2021 negli USA, dove sono aumentate del +19% rispetto al 2020.

Per completezza va aggiunto che in entrambi i contesti sopra menzionati la crescita percentuale nel 2021 si è ridotta rispetto al 2020.

Per gli USA si è passati dal boom del +50,5% del 2020 al +19% del 2021, mentre in Italia le vendite online sono cresciute del +18% rispetto al +45% del 2020.

Altri fattori: inflazione e tassi di interesse

Questo rallentamento nelle vendite online potrebbe essere alla base delle perdite contabilizzate da Klarna e da altri competitor del settore? Forse, ma altri fattori come l’inflazione citata dall’ad di Klarna non vanno trascurati.

L’inflazione, infatti, non colpisce soltanto i consumatori ma anche le imprese. Queste ultime non sempre scaricano sul cliente finale l’aumento dei prezzi, ma lo assorbono (almeno in parte) a danno dei ricavi.

Non va trascurato l’effetto dei tassi di interesse sul costo del denaro. Fatta eccezione per la Banca centrale europea (BCE), le altre principali banche centrali hanno da tempo deciso di aumentare il costo del denaro.

Lo hanno fatto nel corso del 2021 la Banca centrale di Canada e Australia, seguite dalla Banca centrale d’Inghilterra e solo da inizio 2022 anche dalla Federal Reserve (FED) degli Stati Uniti.

L’aumentato costo del denaro incide sui tassi di interesse legati ai prestiti al consumatore che sono infatti in aumento.

Il meccanismo del BNPL ingloba nel prezzo il costo del prestito, ma se il tasso di interesse è in aumento ne consegue un aumento anche del prezzo dei prodotti.

Dunque una ulteriore variabile che potrebbe, almeno parzialmente, spiegare perché una parte degli acquirenti starebbe decidendo di non fare ricorso al Compra ora, Paga dopo per acquistare la merce.

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Fabio Carbone

Scrittore web tecnico ma versatile dal 2013, ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Dal 2016 si occupa di temi legati all'Industria 4.0 e al mondo del digitale. Scrive di finanza, criptovalute e blockchain per quotidiani online, siti di settore e aziende.