Banca d'Italia: FinTech e stablecoin sono un servizio all'economia

Il governatore della Banca d'Italia, durante la Relazione annuale sul 2021, ha considerato un servizio all'economia stablecoin e digitalizzazione della finanza.

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Come consuetudine il mese di maggio della Banca d’Italia si chiude con la Relazione annuale presieduta dal governatore, Ignazio Visco, che presenta le sue considerazioni finali.

Nell’ampia relazione un capitolo intero è stato dedicato alla finanza e alle innovazioni tecnologiche che sono in corso nel settore.

Visco ha affrontato tutti i temi più importanti e scottanti a partire dalla digitalizzazione “di tutti i comparti dell’industria finanziaria”, toccando anche le “criptoattività” e gli stablecoin.

La posizione del governatore della Banca d’Italia non è stata di chiusura nei confronti della tecnofinanza, anzi, crede che tali strumenti offrano un servizio all’economia.

Non ha nascosto, però, che serve “il rafforzamento dei presidi di tutela della clientela” e la “corretta gestione dei dati personali” in un mondo finanziario sempre più digitalizzato.

Dal contante ai pagamenti elettronici

Pagamento contactless al bar

Visco constata come tra le cittadine e i cittadini italiani sia “aumentata la preferenza” per l’uso delle carte di pagamento, mentre cala l’uso del contante per fare gli acquisti. Un cambiamento a cui la pandemia ha dato il suo contributo sostanziale, tanto che anche presso i punti vendita fisici aumentano i pagamenti con moneta elettronica e in particolare ricorrendo alla tecnologia contactless.

Appunto per questo forte aumento nell’uso dei mezzi di pagamento digitali, Banca d’Italia chiede che siano rafforzate le tutele nei confronti dei clienti e che i dati personali di questi siano trattati nel rispetto della normativa sulla riservatezza dei dati personali.

Il governatore di Banca d’Italia fa anche notare che serve aumentare in modo significativo il livello di “alfabetizzazione finanziaria” degli utenti.

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Blockchain e crypto

Visco non parla di blockchain, usa nella relazione il termine più generico di tecnologie dei registri distribuiti (Distributed Ledger Technologies, DLT) e afferma che ricorrere a tali tecnologie “può migliorare l’efficienza nell’offerta dei servizi finanziari e recare benefici significativi per gli utenti”.

Benefici in particolare nella riduzione dei tempi di pagamento e dei costi collegati all’emissione a alla circolazione degli strumenti finanziari.

Le nuove tecnologie distribuite, scrive Visco, possono favorire “l’ampliamento della platea degli investitori” e accrescere “lo spessore dei mercati di attività sinora considerate poco liquide”.

monete bitcoin sopra un portafoglio

Il governatore ha quindi elogiato il regolamento dell’Unione Europea MiCAR, sottolineando che esso prevede regole comuni per l’emissione e l’offerta al pubblico di criptoattività, ma anche requisiti per la prestazione di servizi collegati ai crypto asset: acquisto, custodia e vendita.
Ciò nonostante vengono considerati rischiosi i portafogli elettronici che permettono lo scambio di criptovalute tra persone private senza il controllo di un intermediario autorizzato.
Anche gli smart contract e la finanza decentralizzata (DeFi) sono considerati rischiosi perché non possono essere monitorati da Banca d’Italia e dalle autorità di vigilanza.

Stablecoin: sì e no

Per quanto riguarda gli stablecoin, la posizione di Banca d’Italia espressa dal governatore è molto chiara.

Gli stablecoin fully-backed, cioè quelli emessi a fronte di attività reali e finanziarie, quindi legati 1 a 1 all’euro o al dollaro o ad altri asset, possono, “se adeguatamente” regolamentati ed emessi “da soggetti ben identificati, mantenere un valore relativamente stabile nel tempo e fornire servizi all’economia”.

Gli stablecoin algoritmici, come Terra USD (UST) per intenderci, sono invece considerati privi “di un valore intrinseco” e connotati “da una elevata volatilità” e come tali sono visti come crypto asset ad elevato rischio buoni solo per “finalità speculative”.

Il denaro contante e l’euro digitale

Banconote euro

Banca d’Italia considera il contante come unico strumento in circolazione privo di rischio per la sua caratteristiche di essere emesso dalla Banca centrale europea (BCE). Come conciliare, però, il progressivo passaggio dal contante ai mezzi di pagamento digitale che la stessa Banca d’Italia ha evidenziato? La soluzione prospettata da Visco è l’euro digitale, a cui la “Banca d’Italia contribuisce nell’ambito dell’Eurosistema”.

“Una valuta digitale della banca centrale rappresenterebbe un’ancora per la fiducia del pubblico nella moneta; fungerebbe da complemento al contante e ai mezzi di pagamento elettronici esistenti, nonché allo sviluppo privato di strumenti digitali affidabili”, è la posizione espressa dalla Banca d’Italia durante la Relazione annuale sul 2021.

A quando l’euro digitale? Nulla è certo, nei prossimi anni si avranno i risultati sulle sperimentazioni in corso.

Promozione dello sviluppo tecnologico nel fintech

Al netto di una certa fatica da parte delle società fintech nell’applicazione di alcune regole che la Banca d’Italia ha riscontrato, viene promosso “lo sviluppo delle tecnologie capaci di apportare maggiori benefici per la collettività”.

Qui Visco fa riferimento al progetto di Sandbox regolamentare avviato nel 2021 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con la collaborazione delle autorità di controllo.

Si tratta di un ambiente controllato e dedicato alla sperimentazione di nuovi prodotti e servizi avanzati nei settori bancario, finanziario e assicurativo.

Operano nella sandbox regolamentata gli intermediari vigilati e gli operatori specializzati. Le sperimentazioni qui svolte assumono anche il ruolo di valutazione della compatibilitĂ  con le normative attualmente vigenti.

Altro strumento a favore dell’innovazione che viene citato è il Milano Hub, che ha selezionato 10 progetti al termine della prima call for proposals sull’intelligenza artificiale applicata al settore finanziario.

La Banca d’Italia, in definitiva, dalla Relazione annuale appare come una istituzione aperta alle innovazioni tecnologiche nell’ambito della tecnofinanza, ne evidenzia i pregi e allo stesso tempo i rischi per gli investitori e i consumatori, ma collabora attivamente con le autorità per colmare i vuoti normativi, mentre per le società italiane del fintech si attiva per stimolare la nascita di nuove realtà.

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Fabio Carbone

Scrittore web tecnico ma versatile dal 2013, ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Dal 2016 si occupa di temi legati all'Industria 4.0 e al mondo del digitale. Scrive di finanza, criptovalute e blockchain per quotidiani online, siti di settore e aziende.