TFR: che cos’è, come si calcola, quando e a chi spetta

Scopri tutto sul Trattamento di Fine Rapporto (TFR): definizione, calcolo, implicazioni fiscali, opzioni di anticipo e misure di protezione in caso di insolvenza aziendale. Una guida essenziale per dipendenti e datori di lavoro sulla gestione del TFR e investimenti in fondi pensione.

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Cos'è il TFR?

TFR sta per Trattamento di Fine Rapporto ed è la somma che si matura durante tutto l’arco del rapporto lavorativo e che spetta al lavoratore dipendente – dotato quindi di un contratto di tipo subordinato, sia esso a tempo determinato o indeterminato, del settore pubblico o privato – al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Nella vulgata comune, è noto anche come liquidazione.

Il TFR spetta al lavoratore indipendentemente dalle ragioni della cessazione del rapporto di lavoro: dunque non solo per il raggiungimento dell’età della pensione ma anche per licenziamento, dimissioni o – nel caso di un rapporto a tempo determinato – per scadenza del contratto di lavoro con l’azienda.

Come si calcola il TFR

Per sapere quanto TFR abbiamo maturato fino ad oggi, dobbiamo procedere a un conteggio che non è poi così fuori dalla portata del contribuente.

  1. Innanzitutto, sommate la retribuzione lorda che vi ha corrisposto l’azienda per ogni anno di lavoro svolto finora.
  2. Fatto? Ok: adesso dividete il risultato che avete ottenuto per 13,5.
  3. Ma non finisce qui. Considerate, infatti, che al 31 dicembre di ogni anno, tranne il primo, il TFR maturando viene ritoccato al rialzo sulla base di un tasso fisso pari all’1,5%, cui si aggiunge il 75% dell’incremento dell’inflazione rilevato per l’anno precedente.

Esempio di calcolo del TFR

Bruna viene assunta con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato il primo gennaio 2022 con una retribuzione annua lorda di 30.000 euro.

Quanto TFR ha accantonato al 31 dicembre 2022? Per scoprirlo, dovrà effettuare questa semplice operazione:

TFR(2022) = 30.000 / 13,5 = 2.222,2

Perfetto. Al 31 dicembre 2023, supponendo che lo stipendio annuo lordo sia stato identico e che l’inflazione rilevata per l’anno prima sia stata del 2%, l’operazione darà il seguente risultato:

AdeguamentoTFR = 2.222,2 x (1,5% + 2% x 75%) = 66,66 euro

TFR(2023) = 30.000 / 13,5 = 2.222,2 + AdeguamentoTFR

Ne consegue che il TFR accantonato il secondo anno è di 4.511 euro circa, che è il risultato della somma dei 2.222,2 euro del primo anno e del secondo con l’aggiunta dei 66,66 euro di rivalutazione.

Tale somma non tiene conto delle tasse perché è lorda.

Come viene tassato il TFR?

Al TFR non si applica la tassazione IRPEF ordinaria, ma un’aliquota media calcolata prendendo come riferimento le aliquote IRPEF degli anni precedenti alla liquidazione. Questo per un principio di equità fiscale: tassare un reddito prodotto in un arco di tempo pluriennale in base alle aliquote di riferimento dell’anno di incasso sarebbe infatti svantaggioso e non equo per il dipendente.

A occuparsi del computo e del pagamento è il datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta. Poi, però, interviene l’Agenzia delle Entrate, che ricalcola l’imposta dovuta sulla base dell’aliquota media dei cinque anni antecedenti alla cessazione del rapporto di lavoro: se il risultato supera di più di 100 euro la rilevazione del datore di lavoro, l’Agenzia delle Entrate manda un avviso di pagamento al diretto interessato. Se invece il datore di lavoro ha trattenuto più del dovuto, l’Agenzia procede al rimborso.

Tassazione TFR

Quando si può chiedere l'anticipo del TFR

La legge permette al dipendente, in determinati casi e a certe condizioni, di chiedere all’azienda un anticipo del TFR accantonato. Ma questa possibilità è riservata esclusivamente ai dipendenti con almeno otto anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro. Non solo: il lavoratore può chiedere un’anticipazione non superiore al 70% del TFR cui avrebbe diritto se il rapporto cessasse alla data della domanda.

Per evitare l’assalto alle casse dell’azienda, poi, la legge pone due limiti alle richieste di anticipazione del TFR che si possono soddisfare in un anno: massimo 10% degli aventi titolo e non più del 4% del totale dei dipendenti.

Infine, l’anticipo si può richiedere solo e soltanto per:

  • spese sanitarie per terapie,
  • interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche,
  • per l’acquisto della prima casa per sé o per i figli (con tanto di atto notarile).

Ci si può avvalere dell’anticipo solo una volta nel corso del rapporto di lavoro. E, ovviamente, l’anticipazione viene sottratta dal TFR finale.

In azienda o in un fondo pensione?

Prima del 2007 il TFR accantonato restava nelle casse dell’azienda, ma con l’entrata in vigore del decreto legislativo 252/2005, i lavoratori si sono trovati per la prima volta di fronte al bivio tra lasciarlo in azienda o destinarlo a un fondo pensione chiuso o “negoziale”, che è uno dei tanti strumenti attraverso cui ognuno può costruirsi una previdenza complementare all’assegno pensionistico pubblico (che purtroppo sarà sempre più magro).

E se l’azienda è insolvente?

La legge 297/1982 ha istituito il Fondo di Garanzia per il Trattamento di Fine Rapporto2, per il pagamento del TFR in sostituzione del datore di lavoro insolvente.

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Redazione AdviseOnly

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