Le forme di finanza sostenibile per le PMI

La conferenza su finanza sostenibile e Pmi di Irtop Consultimg, V Finance e lo studio Pavia Ansaldo | Fintastico.com

Le forme di finanza sostenibile per le PMI

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È una rivoluzione copernicana quella che la finanza sostenibile sta attuando rispetto ai principi ESG. Come illustrato all’incontro, “Le forme di finanza sostenibile per le Pmi”, negli ultimi anni, questi principi si sono trasformati da un semplice requisito per le imprese, a un ambito della strategia aziendale.

Gli investimenti in debito e in capitale di rischio hanno dato il loro contributo a questa trasformazione, includendo i requisiti ESG nella valutazione delle richieste di finanziamento. Come ha evidenziato il report dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma), i fondi di investimento che hanno incluso termini ESG nei loro nomi sono cresciuti del 400 percento negli ultimi dieci anni. Nel solo 2023, il totale delle masse gestite da questi fondi è aumentato del 14 percento.

Questo scenario può rappresentare un’interessante opportunità di crescita per quelle Pmi in grado di abbracciare la transizione. Complice una normativa articolata e in evoluzione, le principali forme di finanza straordinaria possono premiare quelle imprese che non si limitano a registrare i dati sulla sostenibilità della propria gestione. Le condizioni appaiono mature per un mercato dei capitali che premi, con offerta e condizioni più vantaggiose, le scelte di lungo termine del management.

ESG: non solo attenzione all’ambiente

Quando si parla di sostenibilità, il tema ha una portata molto più ampia del solo impatto ambientale. Ciascuna delle tre lettere della sigla ESG rappresenta ambiti distinti di questo concetto, ognuno con le sue priorità: E, come envirnoment, ambiente; S, come social, per l’impatto sociale; G, come governance, il meno noto dei tre principi.

L’ambiente è il concetto a cui si pensa immediatamente. In un contesto di maggiore consapevolezza dei cambiamenti climatici, gestire la transizione verso le risorse rinnovabili e adottare processi che riducano emissioni inquinanti è un obiettivo sentito da aziende e consumatori. Il punto è assicurarsi che questo impegno sia serio ed effettivo e che non si risolva in un greenwashing, nel semplice effetto annuncio senza ricadute reali. Un sistema di rating aziendale su questo punto considera variabili come i consumi elettrici e idrici o la struttura e la localizzazione degli impianti.

Gestire l’impatto sociale di un’azienda significa diffondere i benefici tra i diversi stakeholders, le diverse categorie di soggetti portatori di interessi: dai dipendenti alla rete di fornitori e clienti, fino agli enti del territorio e ai cittadini, tutti possono subire le influenze dell’attività aziendale. Il punto è garantire che queste siano positive. I programmi di welfare aziendale possono integrare la remunerazione dei dipendenti con servizi alle loro famiglie, come la sanità integrativa o le borse di studio per i figli. Per i partner commerciali, la protezione dei dati sensibili rientra in questo principio; a livello di comunità, questo può voler dire coinvolgere e cooperare con gli enti pubblici su progetti che abbiano ricadute sul territorio e sull’occupazione. Il rating in questo caso può misurare la salute e la sicurezza dei lavoratori, la qualità della catena dei fornitori e l’attenzione ai clienti.

Una governance sostenibile orienta la gestione dell’impresa verso il rispetto e la diversità. Sono sostenibili la trasparenza nei bilanci e il rispetto di norme e leggi; lo sono la gestione responsabile dei rischi aziendali; lo sono anche l’inclusione e la diversità nel consiglio di amministrazione: da un equa composizione di donne e uomini ai posti di comando, al giusto grado di indipendenza di questi rispetto alla proprietà. Il rating sulla governance può considerare la struttura societaria e quella del consiglio di amministrazione o la presenza di presìdi e procedure adeguate per la gestione del rischio.

Come si può comprendere, quello della governance è un tema più ampio rispetto a quello della sostenibilità. In ultima istanza, questo si traduce in “buon governo dell’impresa”, ed è un punto critico per ogni Pmi che si voglia avviare verso un percorso di crescita o che – a maggior ragione -, punti a quotarsi in borsa.

Normativa ESG: verso una sinergia tra finanza e imprese

Quello della normativa ESG è un percorso lungo. Partito dalla finanza, questo insieme di regolamenti e direttive sta progressivamente ampliando la sua applicazione alle imprese. Il nesso sono gli investimenti sostenibili, che collegano operatori finanziari e investitori alle imprese in cerca di capitali.

Possiamo dividere questo percorso in due parti, con il Regolamento sulla Divulgazione delle Informazioni sulla Finanza Sostenibile (SFDR) come punto di svolta. Entrato in vigore a marzo 2021, l’SFDR richiede agli operatori finanziari che offrono o promuovono investimenti sostenibili di fornire informazioni chiare e concise sui rischi e sulle opportunità di sostenibilità associati ai loro prodotti.

Questo regolamento segue le Direttive sui Mercati e sugli Investimenti Finanziari (MiFID II) e sui Servizi di Investimento (IDD), introdotti a inizio 2018, che disciplinano i servizi di investimento e i mercati finanziari nell’UE. Prima ancora, la Direttiva sui Fondi di Investimento Alternativi (AIFMD, 20913) e la direttiva sui Fondi di Investimento Comuni (UCITS, 1989), definivano le regole di funzionamento di questi prodotti di investimento.

Dunque, in ambito finanziario, la sostenibilità è la fase più recente di un processo più ampio di armonizzazione delle regole comunitarie. L’obiettivo è quello di far convogliare i capitali verso gli investimenti sostenibili e creare le premesse per una transizione ecologica e sociale.

Nella seconda parte del percorso di adozione dei criteri ESG si punta alla loro applicazione all’economia reale. Il Regolamento sulla Tassonomia dell’Unione Europea (TR), entrato in vigore il primo gennaio 2022, definisce una classificazione comune delle attività economiche sostenibili, in base ai principi ESG, ambientali, sociali e di governance. Il TR definisce una serie di criteri per qualificare un’attività come sostenibile, sottoposti ad aggiornamenti periodici.

A questa si aggiunge la Direttiva sulla Due Diligence di Sostenibilità Aziendale (CSRD), la cui introduzione è prevista per fine giugno 2024. La CSRD impone a imprese di grandi dimensioni e quotate di svolgere una valutazione approfondita sui rischi e sugli impatti ambientali e sociali delle proprie attività. Questa valutazione deve essere resa pubblica, per incoraggiare le imprese a ridurre il proprio impatto negativo su società e ambiente.

La roadmap 2024/2025 prevede un’applicazione più ampia e approfondita dei criteri di valutazione espressi dalla Tassonomia e l’applicazione dell’obbligo di valutazione anche alle imprese quotate di minori dimensioni. Dal lato della finanza, il regolamento SFRD prevede che gli operatori dei mercati finanziari e i gestori comunichino l’impatto ESG dei propri investimenti in portfolio.

Finanza Sostenibile e PMI lungimiranti

I principi ESG possono essere un’opportunità per le PMI più dinamiche. Spinto dalla normativa illustrata, il mercato si orienta verso una simbiosi tra i criteri adottati in finanza e gli obblighi di valutazione nell’industria. Per quelle imprese che saranno in grado di rendere noti i risultati positivi in ambito ESG, attrarre capitali può rivelarsi più vantaggioso. Sulla carta, il meccanismo virtuoso punta a far emergere il merito sul campo fino a orientare gli investimenti, con le quotazioni in borsa delle Pmi si candidano come fase centrale di questa svolta.

Come hanno illustrato Milena Prisco e Mia Rinetti, dello studio Pavia e Ansaldo, le Pmi devono saper comunicare il valore sociale durante tutte le fasi della quotazione: prima, durante e dopo l’Ipo, l’offerta pubblica inziale con cui avviene la quotazione. In particolare, con la redazione dei documenti per la valutazione degli impatti e con l’introduzione di Comitati ESG o l’attribuzione agli amministratori di una delega su questi temi. Per una Ipo “sostenibile” la società che si quota deve dotarsi una buona governance, con organi sociali autonomi e rappresentativi; con una reportistica trasparente; e con un impegno nella creazione del valore di lungo periodo che non sia a scapito della società o del sistema ambientale.

Non è solo l’ingresso in borsa a premiare le imprese virtuose. Anche gli strumenti di debito possono catalizzare il cambiamento: linee di credito Esg-linked possono premiare le gestioni più attente con tassi di interesse più favorevoli. Come ha sintetizzato Anna Lambiase, Ceo di Irtop Consulting, se prima c’era la “sostenibilità e basta”, fatta di report interni, ora è la finanza che esige azioni concrete. In particolare, è il tema della Governance ad avere una nuova centralità, che va oltre le semplici quote rosa negli incarichi dirigenziali: dalle deleghe ai temi ESG, in accordo con le linee guida della Banca d’Italia, all’adozione di un codice etico alla definizione dei piani di remunerazione dei dirigenti correlati ai temi di sostenibilità. Il modello proposto da Irtop per affiancare le Pmi punta alla definizione di una strategia di sostenibilità, che permetta alle imprese di comunicare a investitori e al mercato di riferimento i principi e le azioni che intende compiere: questa strategia deve essere attuata tramite report di sostenibilità e analisi dei fabbisogni finanziari che puntino alla finanza ESG per la fornitura di capitali.

Dal punto di vista degli investitori istituzionali, i fattori ESG permettono di creare valore e proteggere dai rischi finanziari. Secondo i dati di Assogestioni, quasi la metà dei fondi venduti in Italia nel secondo trimestre 2023 è qualificato come fondo sostenibile; in tutto, quasi cinquemila miliardi di euro sono allocati in prodotti sostenibili. Fermo restando che il primo obiettivo di un investimento è la sua solidità finanziaria, le premesse per un’evoluzione del mercato ci sono tutte. Fa riflettere come tra i Millennial e la Generazione Z la sensibilità per questa tipologia di investimenti sia decisamente più alta rispetto alle generazioni precedenti. Un’attenzione che in Fintastico trova spazio per approfondimenti e aggiornamenti.

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Fabrizio Pagni

Mi occupo di divulgazione economica. Scrivo di eLearning, finanza e Startup. Curo il blog aziendale di una TLC innovativa. Progetto podcast e giochi da tavola. Le interviste sono la mia specialità: quando sono fatte bene viene fuori la passione che anima le persone. Adoro trattare temi complessi: è quando riesci a spiegarli che sai di averli capiti.