- 18/09/2019
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Risparmiare o investire: quante volte ci siamo fatti questa domanda? Secondo un’indagine sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani 2019 realizzata da BVA DOXA per conto del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo, per la prima volta dopo la crisi del 2007 il ceto medio sembra tornato a irrobustirsi anche se la storica avversione al rischio degli italiani è rimasta inalterata.
Quando impiegano i propri risparmi, gli italiani tendono a mettere al primo posto l’obiettivo della sicurezza (62% vs. 59% nel 2018), seguito dal bisogno di liquidità (38%). Eppure, grazie al crescente sviluppo del panorama fintech, oggi i risparmiatori hanno a disposizione una serie di strumenti innovativi per gestire i propri risparmi in modo profittevole, tra cui il P2P lending.
L’industria finanziaria ha, negli ultimi anni, ampliato la gamma di servizi a disposizione dei risparmiatori diversificando i canali di distribuzione e innovando le procedure di gestione dei rischi. Che questo sia un settore su cui puntare, emerge anche da una ricerca di Connection Capital, società d’investimenti britannica.
Secondo lo studio infatti il 25% degli HNWI (high net worth individuals) alloca già un quinto delle proprie risorse in asset alternativi. E l’interesse verso strumenti di questo tipo è destinato ad aumentare, visto che il retail è generalmente portato ad imitare i grandi investitori privati ed istituzionali. Il P2P lending, in particolare, presenta delle caratteristiche di appetibilità del tutto peculiari. Consente infatti di incanalare il risparmio direttamente sull'economia reale, ottenendo un rendimento interessante attraverso modalità d’investimento del tutto trasparenti.
La trasparenza è consentita dalle informazioni messe a disposizione dalle piattaforme sulle aziende e sui progetti che potranno essere finanziati, con un livello di approfondimento adeguato all'investitore privato che, in ogni momento, può tenere monitorato il proprio portafoglio.
Il P2P lending offre poi un ritorno economico interessante se paragonato a strumenti simili in termini di rischio-rendimento e non è soggetto alle fluttuazioni dei mercati finanziari. Va a colmare una domanda insoddisfatta che caratterizza tutto il tessuto economico europeo principalmente basato sulle piccole e medie imprese.
In Italia, la maggior parte del tessuto imprenditoriale è composto da PMI non quotate che rappresentano circa il 70% del Pil e garantiscono l’80% dell’occupazione. La finanza per le PMI oggi non è più considerata un tema per pochi addetti al settore ma una questione di vitale importanza per tutti coloro che, in diversa misura, dipendono dal successo degli obiettivi aziendali (dipendenti, fornitori, azionisti, banche ecc…).
Prestare alle imprese riflette la volontà degli investitori privati e istituzionali di partecipare attivamente a progetti di crescita imprenditoriale in grado di esercitare un impatto a livello socio-economico oltre che un ritorno finanziario.