Le banche "corresponsabili" dell'inquinamento da plastica

Secondo Bankrolling Plastics, le banche finanziano la filiera della plastica senza tenere in considerazione la prevenzione dell'inquinamento da plastica.

banche e inquinamento da plastica

Alcuni dei servizi finanziari presenti su Fintastico ci sono stati segnalati dai nostri partner che ci compensano.

La valutazione di Fintastico deriva dalla media ponderata delle valutazioni provenienti da Trustpilot, App Store, Google Play store

Tra gennaio 2015 e settembre 2019, le più grandi banche a livello mondiale hanno fornito prestiti e finanziamenti per oltre 1,7 mila miliardi di dollari a 40 imprese chiave lungo la catena di fornitura della plastica.

Portfolio Earth, che afferma di cercare di "aumentare il controllo pubblico sugli attori finanziari e mettere in luce i loro legami con la distruzione della natura", ha pubblicato Bankrolling Plastics, uno studio che sottolinea come le banche non sono riuscite a introdurre sistemi di due diligence o a rendere i prestiti subordinati a migliori prestazioni ambientali.

Bank of America, Citigroup, JPMorgan Chase, Barclays, Goldman Sachs, HSBC, Deutsche Bank, Wells Fargo, BNP Paribas e Morgan Stanley insieme rappresentano il 62% del totale dei prestiti e dei finanziamenti erogati.

Secondo Bankrolling Plastics, molte banche sono consapevoli della crisi dell'inquinamento da plastica, ma nessuna ha fatto in modo da condizionare i propri prestiti o finanziamenti a imprese che hanno adottato politiche aziendali per ridurre la quantità di plastica utilizzata o per favorire il riutilizzo e il riciclaggio della stessa.

Portfolio Earth afferma che questa è la prova che le banche non si sono assunte la responsabilità di comprendere, misurare o ridurre gli impatti dei loro prestiti all'interno della catena del valore della plastica.

Incuranti della crescente preoccupazione dell'opinione pubblica per l'ingestione di plastica che uccide animali marini e uccelli e che finisce anche sulle nostre tavole. Mediamente, una persona mangia inconsapevolmente circa 70.000 particelle di microplastica all'anno.

Il rapporto sostiene che le banche sono rimaste indietro rispetto alla preoccupazione dell'opinione pubblica sulla plastica e le sue esternalità negative.

Firmato nel 2018, il New Plastics Economy Global, è un accordo a livello globale da parte di 400 organizzazioni contro l’inquinamento da plastica lanciato dalla Ellen MacArthur Foundation e dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, include firmatari che insieme rappresentano il 20% di tutti i produttori di imballaggi e prodotti in plastica.

Questo accordo ha come obiettivi l'innovazione e la crescita di un'economia circolare per la plastica in modo da garantire che tutti gli imballaggi in plastica possano essere riutilizzati, riciclati o compostati facilmente e in sicurezza entro il 2025.

Lo studio di Portfolio Earth afferma che le banche dovrebbero condizionare i finanziamenti alla filiera degli imballaggi in plastica a quelle aziende che implementano e attuano le migliori pratiche aziendali, mentre i governi dovrebbero far assumere la responsabilità alle banche per i danni che causano con i loro prestiti.

La coautrice del rapporto Liz Gallagher - che ha lavorato con la Fondazione Europea per il Clima (European Climate Foundation) sulla politica climatica internazionale - ha dichiarato: “Le banche sono rimaste molto indietro rispetto a molti altri attori che contribuiscono a ridurre la crisi dell'inquinamento da plastica. Hanno sviluppato un numero limitato di politiche sui combustibili fossili e sui prodotti forestali, ma niente sulla plastica”.

L'autore principale di Bankrolling Plastics è stato Mario Rautner, un consulente che in precedenza ha guidato la ricerca internazionale di Greenpeace sull'agricoltura sostenibile. L'analisi delle informazioni finanziarie trovate è stata verificata da Vivid Economics, una società di consulenza che analizza le politiche pubbliche e supporta il processo decisionale all'interno di grande organizzazioni con un ampio focus internazionale.

Nel frattempo, le realtà che dichiarano di preoccuparsi per l'ambiente e stanno attente alle loro azioni, non solo dal punto di vista sociale ma anche ambientale ci sono anche in ambito fintech. Due esempi su tutti sono Flowe e Bunq.

Flowe è una realtà che è stata lanciata nel 2020, ma che promette molto bene. Il suo approccio alla sostenibilità, unito alla più recente tecnologia, strizza l'occhio alle nuove generazioni e a coloro che sono spinti dal cambiamento. Grazie alla partnership con zeroCO2, Flowe pianta alberi in Guatemala, nella regione del Pèten, con l'obiettivo di compensare la CO₂, sostenere l’economia e l’alimentazione delle famiglie locali. Sull’app di Flowe i clienti hanno la possibilità di sapere in tempo reale dove si trova il loro albero e di seguire la sua crescita grazie agli aggiornamenti fotografici che l’app invia. Qui puoi dare un'occhiata alla nostra recensione di Flowe.

Bunq è una challenger bank olandese, che punta sull'innovazione, l'autonomia del cliente e la sostenibilità. Il conto Bunq è disponibile sia per privati che per aziende e aiuta a pagare facilmente e a gestire i risparmi in modo semplice. La Green Card di bunq ha come obiettivo quello di rendere il pianeta più green piantando gli alberi: per ogni 100 euro spesi attraverso la carta, bunq pianta un nuovo albero. Oltre all’obiettivo di rimboschimento, la green card è il risultato di una filiera produttiva sostenibile, dal reperimento dei materiali per realizzarla fino alla sua effettiva produzione e imballaggio. Scopri Bunq con la nostra recensione.