- 16/12/2019
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Abbiamo avuto il piacere di intervistare Andrea Birolo, Head of Corporate Venture Capital in Reale Group.
Andrea ha conseguito un Executive MBA presso la ESCP Business School e ha una vasta esperienza in ambito assicurativo. Dal 2017, guida il corporate venture capital in Reale Group.
Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a prender parte nuovamente al programma di accelerazione Magic Wand?
Siamo alla seconda partecipazione al percorso di accelerazione Magic Wand e abbiamo deciso di esserne nuovamente partner in quanto, grazie all’edizione del 2017, abbiamo conosciuto la startup Moneymour nella quale abbiamo investito e che abbiamo supportato nell'affinamento della propria soluzione tecnologica.
Ritengo che Digital Magics rappresenti un importante interlocutore in Italia per le tematiche legate al fintech ed insurtech; inoltre, vi è molto affiatamento tra il gruppo di partner che sponsorizzano l’iniziativa.
Infine, questa scelta supporta Reale Group nel suo posizionamento come interlocutore corporate di riferimento per il mondo delle startup.
Cosa si intende per Corporate Venture Capital?
In primo luogo bisogna dare una definizione di Corporate Venturing, ovvero quell'insieme di attività che hanno l’obiettivo di accelerare ed agevolare l’innovazione all'interno delle corporate, attraverso una risposta più veloce ai cambiamenti che avvengono all'esterno dell’azienda.
Il Corporate Venture Capital è, quindi, uno strumento per fare Corporate Venturing e dipende, da un lato, dall'elevata intensità di capitale utilizzato per fare innovazione attraverso investimenti in startup e, dall'altro, dal posizionamento dell’attività nella più ampia strategia di innovazione – tipicamente il Corporate Venture Capital si focalizza sul deployment/scale up delle iniziative.
Altri due elementi che caratterizzano il Corporate Venture Capital sono l’orizzonte di impatto delle iniziative – tipicamente di medio termine piuttosto che di lungo termine, in quanto il Corporate Venture Capital gestisce iniziative che impattano anche sulla strategia attuale delle corporate – ed il grado di integrazione tra il modello di business della corporate e quello della startup – decisamente elevato ed intrecciato.
In Reale Group Corporate Venture Capital è una delle 5 aree che compongono la Digital & Innovation di Gruppo; il nostro obiettivo è di ricercare startup in cui investire o con cui instaurare delle partnership con l’obiettivo, come detto prima, di accelerare il processo di innovazione e di cambiamento, attraverso l’integrazione dei modelli di business delle startup con quello del nostro Gruppo. Il tutto, naturalmente, orientato alla creazione di valore reciproco ed al supporto allo scaleup delle startup.
In Reale Group, quindi, Corporate Venture Capital ha una forte valenza industriale piuttosto che finanziaria. Questo perché, come ricordato in precedenza, il nostro obiettivo è supportare l’innovazione, il cambiamento ed il percorso strategico delle aziende del Gruppo. Cercando di identificare l’approccio agli investimenti in startup, collocherei Reale Group a cavallo tra investimenti incrementali – ovvero quelli che supportano l’attuale strategia ed hanno un profondo legame con la startup – ed investimenti abilitativi – orientati a sviluppare e stimolare l’ecosistema delle nostre corporate.
Quali sono i modelli in cui si può classificare il Corporate Venture Capital? quale avete deciso di adottare in Reale Group?
Il Corporate Venture Capital si può attuare seguendo 3 possibili approcci.
Il primo è quello che vede la corporate investire, in qualità di Limited Partner, in un fondo di VC esterno. Dal mio punto di vista questa è una modalità “debole” per scaricare una strategia di Corporate Venture Capital, in quanto principalmente orientata ad un approccio finanziario piuttosto che strategico/industriale.
La seconda modalità è quella che vede la corporate costituire un fondo di VC interno dedicato ad investimenti in startup, agendo, in sostanza, in qualità di General Partner. Dal punto di vista operativo questo approccio è attuabile attraverso il modello “SGR/fondo di VC” oppure il modello “SICAF” (grazie al nuovo veicolo introdotto dalla direttiva AIFMD).
A differenza del primo approccio, questa seconda modalità ha certamente il vantaggio di poter entrare direttamente nel merito della scelta degli investimenti, aumentando, quindi, il fitting strategico di questi ultimi.
Il principale svantaggio è che sono modelli onerosi, sia dal punto di vista economico che di tempo (gli iter di costituzione e di autorizzazione sono piuttosto importanti).
Il terzo modello – quello che abbiamo attuato in Reale Group – è il c.d. modello balance sheet, ovvero l’investimento diretto nell’equity di una startup da parte di una corporate, attraverso la destinazione di una parte del patrimonio a questo tipo di iniziative.
Dal mio punto di vista questo modello è quello che permette il migliore allineamento tra la strategia della corporate, il piano di innovazione e l’attività del Corporate Venture Capital con un onere economico certamente meno impattante rispetto al modello precedente.
Dall'altro lato, questo modello richiede, nella fase di setup, un importante sforzo all'interno della corporate in termini di accettazione, cambiamento e strutturazione del processo.
Quali sono le fasi che caratterizzano l'attività di Corporate Venture Capital?
In Reale Group abbiamo strutturato un processo diviso in 4 fasi che vanno dal sourcing fino all'integrazione della startup all'interno del nostro Gruppo.
L’avvio della ricerca e della selezione degli investimenti nasce dalle richieste che provengono dalle aree del business tradizionale di Reale Group (le compagnie assicurative, la banca o le società di servizi) e dalle esigenze delle altre aree della Digital & Innovation di Gruppo. Ciascuna di queste realtà ha la propria strategia ed i propri obiettivi e come Corporate Venture Capital cerchiamo di capire come, all'interno di tali strategie, il nostro supporto possa diventare un acceleratore per raggiungere gli obiettivi.
Il sourcing delle startup avviene attraverso diversi canali: in primo luogo, abbiamo consolidato un network con i principali fondi di VC, incubatori ed acceleratori, con i quali condividiamo il nostro framework di ricerca. A questo aggiungiamo la partecipazione ad eventi di settore e ad iniziative quali le call 4 startup. Aggiungo che, come Reale Group, stiamo sondando possibili modalità per aprire un canale diretto con il mondo delle startup in Israele.
Una volta identificata una startup di nostro interesse apriamo un percorso di due diligence che ha l’obiettivo di valorizzare la start up ed anche di validare l’iniziativa dal punto di vista strategico e dell’innovazione.
Dopo la condivisione interna del dossier che sintetizza le valutazioni economico finanziarie, fiscali, di compliance e di business della startup passiamo alla fase di investimento, in cui viene stipulato il contratto di investimento ed i relativi accordi commerciali.
Giunti al closing si passa alla fase più importante e delicata: l’integrazione del modello di business della startup con quello del nostro Gruppo. Anche in questa fase interveniamo dando il nostro supporto alla startup nel mettere a disposizione tutti gli asset che il nostro Gruppo è in grado di fornire per favorirne la crescita: la rete di vendita, i clienti, i partner con cui collaboriamo e le nostre competenze sono solo alcuni esempi.
Quali consigli daresti a un imprenditore che sta avviando una startup in ambito fintech?
In generale, a qualsiasi startupper, anche al di fuori del fintech, consiglierei di sviluppare la propria iniziativa secondo la metodologia lean ed agile. In questo senso, consiglierei di orientarsi, in un primo momento, a verificare che il problema che intende risolvere sia “sentito” (la fase problem/solution fit), per poi validare il prodotto (la fase product/market fit) ed infine capire come far crescere la propria iniziativa. L’ho semplificata molto, ma il consiglio alla base è di dotarsi di un metodo per evitare di farsi prendere da facili entusiasmi!
Gli investitori, poi, guardano con grandissima attenzione alle metriche ed ai KPI sottostanti al modello di business sviluppato e per un founder devono diventare quasi delle ossessioni!
Consiglierei, inoltre, di dotarsi di un buon team formato da persone con diverse capacità, prospettive e background.
Infine, e verticalizzando su fintech e insurtech, consiglierei di trovare un mentor proveniente dal settore, in quanto può dare quel contributo a valutare l’iniziativa anche dalla prospettiva di una corporate.
Quali sono i criteri di investimento che prendete in considerazione per decidere di investire in una startup?
I criteri principali di un investimento sono rappresentati dal fitting strategico e dall’opportunità di creazione di valore derivante dallo stesso. Per noi il concetto di creazione di valore è reciproco, quindi ci deve essere un upside sia per la startup che per Reale Group. In questo senso diamo importanza, fin dall’apertura della due diligence, a valutare la fattibilità e l’impatto derivante dall’integrazione del modello di business della startup nei processi di Reale Group.
Naturalmente integriamo le considerazioni anche con valutazioni di natura amministrativa, contabile e fiscale, supportati da un gruppo di lavoro interno e costituito da esperti in materia legale, fiscale e finanza. Questo per tenere in considerazione elementi quali la solidità del business plan, il grado di innovazione tecnologica della soluzione, il business plan ed il rispetto della normativa del settore in cui la startup opera.
Non da ultimo attribuiamo un ruolo centrale al team che sta guidando la startup, valutando, in prospettiva, anche tutti quegli elementi che dovranno essere indirizzati in fase di integrazione dei modelli di business.
In quali startup fintech e/o insurtech avete investito?
Seguendo l’approccio strategico descritto in precedenza, gli investimenti conclusi finora hanno tutti una valenza industriale in quanto impattano sui modelli di business delle società di Reale Group.
Il primo investimento che abbiamo concluso nel 2018 è stato in Auting, piattaforma per il P2P car sharing che consente ad un proprietario di un autoveicolo di metterlo a disposizione di un driver dietro pagamento di un rimborso spese; questo investimento è sinergico rispetto alla nostra strategia di mobility, in quanto crediamo che in futuro si diffonderanno, sempre con maggiore importanza, questo tipo di modelli.
Il secondo investimento è stato in Charlie24, startup belga che ha sviluppato una web app per il soccorso stradale on demand che abbiamo integrato all’interno del processo di assistenza di Blue Assistance, la nostra società di servizi. Questo ci ha permesso di digitalizzare in brevissimo tempo un processo tipicamente offline, portando ai nostri clienti una nuova proposta di valore completamente digital.
Il terzo investimento è rappresentato da Moneymour, startup fintech che ha sviluppato un algoritmo basato su Artificial Intelligence e Machine Learning che consente di valutare la concessione di un prestito in pochi secondi; tale investimento è coerente con la strategia di business di Banca Reale.
La quarta startup nel nostro portfolio è Pharmecure, che ha sviluppato un servizio di consegna farmaci a domicilio che stiamo integrando all’interno della gamma di servizi di Blue Assistance. Questo investimento rappresenta uno dei tasselli a supporto della strategia welfare di Reale Group orientata anche a ricercare servizi digitali da mettere a disposizione dei nostri attuali e futuri clienti.
Tribe, infine, è una startup norvegese che ha sviluppato una piattaforma E2E completamente digitale per la distribuzione di polizze; il percorso di investimento, guidato in questo caso dalla nostra controllata spagnola Reale Seguros, è sinergico con la strategia di multicanalità del nostro Gruppo.
Grazie Andrea per la tua disponibilità e alla prossima.
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