Intervista a Citybility, la tua città si fa più buona

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Alcuni dei servizi finanziari presenti su Fintastico ci sono stati segnalati dai nostri partner che ci compensano.

La valutazione di Fintastico deriva dalla media ponderata delle valutazioni provenienti da Trustpilot, App Store, Google Play store

Abbiamo intervistato Ivan Ciaburri, cofondatore di Citybility.

Che cosa fa Citybility e a chi si rivolge?

Citybility finanzia i progetti delle associazioni non-profit locali. Ci rivolgiamo in prevalenza a quelle associazioni radicate sul territorio, che erogano servizi alla comunità di riferimento, spesso sussidiando la pubblica amministrazione, ma che faticano a raccogliere fondi per sostenere la propria attività. Qualche cifra ci dà le dimensioni del problema che miriamo a risolvere: in Italia il 33% del totale raccolto tramite il 5x1000 va allo 0,13% delle Organizzazioni di Volontariato e Onlus aventi diritto, e meno del 7% delle non-profit raccoglie il 45% del totale delle entrare economiche (Fonte: Istat). Citybility mette a disposizione delle associazioni non-profit locali una piattaforma digitale di fundraising, dando vita al Social Responsibility Shopping®: lo shopping consapevole dei cittadini, che finanzia i progetti non-profit del territorio. La piattaforma, che è stata sperimentata e utilizzata con successo a Monza, in Brianza e a Vicenza, consente di raccogliere le donazioni dei negozi ogni volta che i cittadini, facendo shopping, utilizzano l'app di Citybility.

Che strategia utilizzate per farvi conoscere dai negozianti e cittadini?

Sostanzialmente il passaparola. Abbiamo un Net Promoter Score molto alto. Abbiamo chiesto ai nostri user - su una scala da 1 a 10 - quanto consiglierebbero ad amici e familiari l'utilizzo di Citybility. La media è 9,33!

Come reagiscono i negozianti ai progetti sociali? Aderiscono subito o avete trovato resistenza?

I negozianti sono da sempre uno dei pilasti delle comunità territoriali. Le città italiane sono costruite attorno alla piazza. In piazza c'è la chiesa e ci sono i negozi. Di converso, pensiamo ai quartieri senza negozi, sono a ragion veduta considerati dormitori fonte di degrado sociale. Ciò detto, oggi il commercio al dettaglio soffre. Andando in strada, abbiamo verificato che i negozi di vicinato si sono impoveriti due volte: economicamente e culturalmente. Tanti negozianti non hanno le risorse economiche e le informazioni per gestire processi d'innovazione digitale oramai indispensabili. Pur volendo, non possono essere loro i primi a finanziare i progetti non-profit locali. Aderiscono subito, ma registriamo dopo qualche tempo una flessione nella loro attività di donatori. 

In che città siete attivi e quali sono i vostri prossimi piani di espansione?

Siamo attivi a Monza e in Brianza dal maggio 2016. Abbiamo operato a Vincenza nel Centro Commerciale Palladio. Nel 2018, ci concentreremo sugli eventi di raccolta fondi e coinvolgeremo realtà commerciali sempre più grandi. 

C'è una storia di successo che ti senti di condividere?

Ogni progetto finanziato è per noi una storia di successo. Non raccogliamo fondi per progettualità dall'altra parte del mondo. Noi lavoriamo con associazioni non-profit che visitiamo e conosciamo bene. L'acquisto di un ecotomografo portatile per i malati di SLA e per i pazienti in stato vegetativo - dal valore di 12.000€ è una storia di successo. L'acquisto di due poltrone per la musicoterapia per la terapia ai pazienti in stato vegetativo, del valore di 10.000€, è una storia di successo. Vedere come queste apparecchiature contribuiscono a migliorare l'eccellenza dei trattamenti e a migliorare la vita di pazienti con patologie gravissime è il nostro successo. 

Qual è il vostro business model?

Guadagniamo dal finanziamento dei progetti. Chiediamo alle non-profit locali di pagare l'8,20% più IVA del denaro raccolto. Gli consigliamo di aggiungere i costi di raccolta al montante complessivo in modo da non sottrarre risorse alla progettualità. Inoltre, i negozi pagano un abbonamento annuale 50€ per l'iscrizione alla piattaforma; le aziende che fanno CSR marketing iper-locale, sostenendo come partner i progetti del territorio, pagano una fee ad hoc in base al tipo di attività che sviluppiamo insieme.

Il vostro Team di lavoro conta ben 8 co-fondatori, ci vuoi raccontare come è andata?

I primi 4 co-fondatori erano ex-studenti di uno stesso master MBA, l'EMBA del Mip - la scuola di business del Politecnico di Milano. Citybility era la nostra tesi di laurea... Gli ultimi 4 - sviluppatori software esperti - si sono innamorati dell'idea quando gliel'abbiamo presentata e da allora non ci siamo più lasciati. 

La piattaforma di Citybility è attiva da oltre un anno, ci vuoi dare un bilancio su come sta andando?

Il bilancio è di 40.000€ raccolti per i progetti non-profit locali di Monza e di Vicenza; di molti quattrini investiti per una piattaforma che oggi usiamo solo al 10-20%; di nuovi soci che sono entrati e che hanno investito in Citybility; di molti bandi vinti; di moltissime cose ancora da fare, perché il 2018 sarà l'anno in cui faremo un importante pivot nell'offerta commerciale per i grandi player del retail. 

Ultima domanda, il progetto ha ricevuto dei finanziamenti dell'Unione Europea, avete qualche consiglio da dare alle varie startup su come partecipare ai bandi?

I bandi europei sono ben diversi da quelli nazionali e regionali. La Commissione Europea paga subito e in anticipo (salvo multarti se fai il furbo), le istituzioni locali pagano a volte in ritardo e solo a fronte di spese sostenute prima dall'azienda (a meno che non si voglia dare garanzie personali - procedura che sconsiglio). La differenza è quindi immensa. Con i primi si cresce, anche perché ti forzano ad avere una visione internazionale. Con i secondi ci si può indebitare oltre misura e quindi mettersi potenzialmente in una situazione finanziaria complicata.