Crisi, inflazione e PMI: l’importanza della gestione di cassa

Crisi energetica e inflazione mettono a dura prova le PMI. Eppure una corretta pianificazione della liquidità aziendale potrebbe salvare le sorti di molte imprese.

mano soldi inflazione

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Come possono rispondere le PMI ai disagi dovuti ai rincari della crisi energetica e all’inflazione? Una strada da tenere in considerazione, per reagire a questi problemi ma anche per gestire in maniera più strategica il proprio business è l’attenta e corretta pianificazione della liquidità aziendale, magari con l’aiuto di strumenti e software specifici.

Nonostante lo scenario ottimista tracciato da un’indagine di AHK Italien, la Camera di Commercio italo-germanica, le aziende italiane guardano alla situazione attuale che minaccia la loro stabilità, già duramente colpita dalla recente pandemia, con profonda inquietudine.

Il risultato dell’indagine, condotta con il supporto di Intesa Sanpaolo, propone però un risvolto interessante, quasi inatteso, che vale la pena analizzare.

Da un lato, infatti, registra l’impatto gravoso che l’aumento dei prezzi di energia e materie prime sta avendo, e ancora avrà, sulle prestazioni delle aziende e sul loro fatturato. Dall’altro, fa emergere quanto la crisi energetica, nonostante tutto, possa rivelarsi un’opportunità.

Possiamo dire che il risultato dell’indagine mette in luce lo spirito ottimista di molte aziende italiane, che pur affrontando una situazione di incertezza, riescono a cogliere nella crisi una possibilità di svolta.

Dopotutto, il mercato dell’energia – sicuramente stravolto e segnato da un conflitto di difficile previsione – stava già attraversando una fase critica.

Anzi, se ci voltassimo indietro, ci accorgeremmo che negli ultimi mesi del 2021 i prezzi dell’energia avevano già conosciuto un leggero rialzo, che è poi diventato via via sempre più consistente.

Pale eoliche per energia

L’inflazione energetica, in altre parole, non va ricondotta soltanto al conflitto russo-ucraino e alle misure adottate contro la Russia.

A influire notevolmente sui rincari è stata, invece, soprattutto la necessità di una transizione ecologica, a cui il nostro Paese non era preparato. Un processo in atto da diverso tempo che, tuttavia, non ha ancora portato ai risultati sperati.

Va detto anche che, secondo Confcommercio e Nomisma Energia – quest’ultima impegnata in attività di indagine su energia e ambiente –, l’Italia è uno dei Paesi europei a risentire maggiormente degli effetti del rincaro.

E il motivo di tale dislivello non riguarda soltanto le mancanze del sistema energetico italiano, ma anche il fatto che il nostro Paese è caratterizzato da un tessuto industriale composto quasi per l’80% da piccole e medie imprese.

Ed è proprio per questo motivo che in Italia le ripercussioni della crisi energetica e dell’inflazione sono ancora più pesanti.

L’impatto della crisi sulle PMI

A lanciare l’allarme sul pesante impatto dell’inflazione energetica per le PMI è l’associazione di categoria che rappresenta e tutela le piccole e medie imprese italiane.

Conflavoro PMI, infatti, sottolinea quanto sia difficile oggi per un’impresa italiana far fronte ai rincari del mercato dell’energia. E lo sottolinea con dati alla mano.

Un’indagine condotta tra le imprese iscritte all’associazione segnala infatti che almeno l’80% di queste ha già attuato misuresalva-impresa”. Un dato che mette in evidenza quanto precaria sia, ad oggi, la stabilità finanziaria delle PMI italiane.

Notevole è anche l’impatto sul taglio dei costi e del personale. Secondo quanto riportato da Conflavoro PMI, il 65% delle imprese ha dovuto ridurre drasticamente l’impiego di risorse, mentre il 20% è stato costretto a licenziare parte del personale.

Al di là dell’effetto diretto su lavoratori e consumatori italiani, e di conseguenza sulla ripresa economica dell’intero Paese, va evidenziato come tali misure possano dare il via a un declino progressivo che – per lo meno per alcune imprese – rischia di diventare a un certo punto inarrestabile.

L’accesso al credito si fa più difficile

Spesso ancora di salvezza per le aziende in crisi di liquidità, il credito concesso dagli istituti bancari diventa, in questo scenario, molto simile a un miraggio irraggiungibile. L’accesso al credito, infatti, si fa oggi più difficile di quanto già non fosse.

Riunione aziendale

Va detto che negli ultimi dieci anni per le PMI italiane ottenere credito è stato reso ancora più complicato da una situazione economica nazionale che ha minato la stabilità di molte aziende.

Quasi il 77% delle PMI ha infatti un merito creditizio basso, che rende banche e agenzie di credito particolarmente reticenti nell’erogazione di prestiti e finanziamenti. Secondo un report recente, dal 2012 ad oggi il credito bancario destinato alle PMI ha visto un calo di circa 40 miliardi di euro (fonte PwC e Banca CF+).

In altre parole, le piccole e medie imprese italiane hanno dovuto rinunciare sempre più di frequente all’appoggio delle banche nella gestione finanziaria dell’azienda. Con tutte le conseguenze del caso.

Il ricorso al capitale esterno – in forma di finanziamenti a breve, medio o lungo termine – rappresenta di fatto una fonte di liquidità di primaria importanza che, quando arriva a mancare, può mettere a rischio il bilancio dell’azienda. Quello che si viene a creare, in parole povere, è una sorta di circolo vizioso.

L’inflazione e la crisi di questo momento storico hanno spinto le PMI verso un livello di difficoltà economica a cui non è facile rispondere con la liquidità in cassa.

Al contempo, la stessa difficoltà economica contribuisce ad abbassare i rating delle PMI che hanno difficoltà ad accedere al credito necessario per superare la crisi di liquidità.

Una situazione di questo tipo può rivelarsi fatale per le aziende colte impreparate dalla crisi energetica e dall’aumento dei prezzi delle materie prime.

L’equilibrio dei flussi di cassa aziendali, infatti, pur essendo fortemente influenzato da fattori esterni talvolta inaspettati, necessita di una gestione adeguata che non sempre le imprese di piccole dimensioni portano avanti.

Eppure, soprattutto alla luce delle difficoltà odierne e di un accesso al credito reso molto difficile, la pianificazione del cash flow rappresenta per le aziende l’unica possibile via di fuga dalla crisi finanziaria.

Pianificare la liquidità per rispondere alla crisi

La pianificazione della liquidità aziendale è certamente una pratica salvifica, soprattutto per le aziende instabili.

Quando le linee di credito si chiudono e non è più possibile contare su risorse economiche esterne, non rimane che gestire il denaro in cassa con tutta l’attenzione possibile.

Per quanto difficile possa sembrare, alcuni piccoli accorgimenti che modificano i tempi di incasso e le dilazioni di pagamento riescono talvolta a salvare un’azienda.

Il problema di molte aziende travolte dall’indebitamento, infatti, è spesso legato a un’amministrazione fin troppo ottimista di investimenti, spese e incassi.

Il che significa, in poche parole, che a compromettere gli equilibri finanziari contribuiscono:

  • uscite che superano le entrate in periodi di calo degli incassi;
  • incassi delle vendite che tardano ad arrivare per via di un monitoraggio incostante;
  • difficoltà a elaborare scenari di previsione che guidino le scelte aziendali e gli investimenti;
  • dilazioni di pagamento ai fornitori spesso più brevi di quanto non permettano i flussi di cassa aziendali.

Una gestione avveduta di questi aspetti può fare la differenza per molte PMI italiane che sopravvivono pur avendo sfiorato la crisi di liquidità. Si tratta, dopotutto, di best practice che, per quanto piccole, portano nel tempo a un cambiamento considerevole.

Le stesse azioni positive che le grandi imprese già applicano, e che hanno permesso loro di rimanere solide persino in un contesto così incerto.

Al netto degli aiuti statali, degli incentivi e del credito bancario che potrebbe farsi più accessibile per decisione del governo, rimane la necessità per le piccole e medie imprese di gestire la liquidità aziendale con rigore.

L’importanza di un software per la gestione del cash flow

L’utilizzo di strumenti appropriati per la gestione del flusso di cassa è un primo passo verso il raggiungimento di questo obiettivo.

Il flusso di cassa aziendale è un dato essenziale per le imprese, perché offre un quadro generale dello stato di salute aziendale, oltre a dare contezza della liquidità effettivamente presente in cassa e, di conseguenza, del denaro spendibile nel breve termine.

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Conoscere i livelli di liquidità nella cassa dell’azienda permette quindi di elaborare la migliore strategia di investimento, evitando così di essere travolti da un indebitamento eccessivo. Soprattutto in tempi così difficili come quelli attuali è importante che il monitoraggio della liquidità avvenga nel modo più accurato possibile.

Per questo, un software per la gestione del cash flow come Agicap diventa oggi uno strumento irrinunciabile per chi gestisce un’impresa o si occupa di amministrarne le finanze.

Un strumento di questo tipo sfrutta tecnologie di automazione che permettono un tracciamento in tempo reale delle entrate e delle uscite di cassa in pochi clic. Agicap, infatti, riesce a sincronizzare in automatico i dati che arrivano dagli strumenti di fatturazione elettronica e dalle app di web banking, e offre un quadro sempre aggiornato della liquidità aziendale.

Altro vantaggio riguarda poi la possibilità di fare previsioni finanziarie. Se è vero che la pianificazione della liquidità è l’unica risposta possibile alla crisi economica del momento, un software come Agicap sarà allora essenziale, perché è in grado di sviluppare scenari di previsione dinamici che si adattano agli obiettivi aziendali.

L’amministrazione finanziaria è un compito arduo in un momento storico di inflazione e crisi. Per questo un software di tesoreria rappresenta il miglior alleato degli imprenditori di oggi.

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Agicap

Un software su misura per la gestione della tesoreria di tutte le PMI.