Blockchain, altcoin e DLT: perché sono buzzword pericolose

Da anni si parla di Blockchain senza Bitcoin, DLT, tracciabilità. In questo articolo ti spieghiamo perché tutti questi prodotti sono tecnologicamente inutili.

DLT

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Se hai seguito questa rubrica avrai probabilmente notato come io abbia sempre trattato sempre e solo temi riguardanti Bitcoin e mai altcoin, Blockchain private e tante altre buzzword che da anni circolano in questo settore. 

Che cos'è una buzzword? Questa è la definizione che fornisce Wikipedia: "è una parola o una frase, nuova o già esistente, che diventa popolare per un periodo di tempo. Le buzzword spesso derivano da termini tecnici, ma spesso hanno rimosso gran parte del significato tecnico originale attraverso l'uso alla moda, essendo semplicemente usate per impressionare gli altri."

In questo articolo andremo a spiegare la storia di questi termini e del perché tu debba stare attento alle persone che trattano questi argomenti.

Com'è nata la buzzword della Blockchain?

Quando gli esperti "Blockchain" spiegano la storia di questa magica tecnologia attribuiscono correttamente la creazione a Satoshi Nakamoto, l'inventore anonimo di Bitcoin. Satoshi però non ha mai utilizzato il termine Blockchain: quando doveva riferirsi alla struttura delle transazioni Bitcoin utilizzava termini come:

  • chain of blocks
  • timechain (catena temporale, a causa del suo avanzare con il trascorrere del tempo)
  • chain of digital signatures (catena di firme digitali)
  • chain of hash-based proof-of-work (catena di prove di lavoro, le soluzioni crittografiche trovate dai minatori)

Qui puoi trovare il Whitepaper di Satoshi Nakamoto per cercare il termine “Blockchain”.

Come nasce quindi il termine Blockchain e perché è diventato così famoso?

Il termine Blockchain è stato coniato successivamente con lo scopo di vendere al pubblico una tecnologia che nulla ha a che fare con Bitcoin, attribuendo però erroneamente le caratteristiche di sicurezza del protocollo Bitcoin al vago termine Blockchain.

Smontiamo subito quindi il termine Blockchain: la Blockchain è semplicemente una struttura con cui sono salvati dei dati e nel caso di Bitcoin vengono salvati i puzzle crittografici che ci permettono di scambiare satoshi (la frazione più piccola di un bitcoin) senza un server centrale. 

La sicurezza che ci permette di considerare irreversibile un pagamento con più di 2/3 conferme non deriva però dalla Blockchain bensì dalla rete di minatori e di nodi che compongono il network Bitcoin.

Se rimuoviamo Bitcoin dalla Blockchain otteniamo un normale database, di quelli utilizzati da decine di anni nel mondo del Web. Diffida di chi ti parla di Blockchain senza Bitcoin, sta cercando di venderti un prodotto completamente inutile dal punto di vista tecnologico. Se come azienda scegli di acquistare un prodotto "Blockchain based" per finalità di marketing dovrai valutare attentamente questa scelta in quanto potrebbe rivelarsi controproducente soprattutto agli occhi di chi davvero conosce questa materia.

DLT e Database distribuiti

Alcune soluzioni presenti sul mercato prevedono addirittura Blockchain private, cioè database distribuiti tra un ristretto numero di nodi che fanno parte di un consorzio o di aziende partner. 

Questi meccanismi sono altamente insicuri e centralizzati in quanto utilizzano la Proof of Authority invece della Proof of Work: la Proof of Authority non è altro che il paradigma che governa l’Internet che conosciamo tutti: solo determinate entità hanno potere di creare nuovi blocchi, un po' come Meta è l'unica entità con il diritto di scrittura sui database dei suoi prodotti come Instagram, Facebook o WhatsApp: una Blockchain privata non ha nulla a che fare con la Blockchain pubblica di Bitcoin in cui chiunque può scaricare, sincronizzare e addirittura aggiungere blocchi alla Blockchain minando, senza dover chiedere il permesso a qualcuno.

Questi database distribuiti su pochi nodi non offrono né immutabilità del dato né resistenza alla censura, sono puri strumenti di marketing. Il maggior utilizzo di queste DLT è la tracciabilità, altra buzzword: tracciare dei prodotti fisici (vino, capi di abbigliamento, gioielli ecc) con un database è la maggior parte delle volte impossibile: che tu stia utilizzando un QR Code o un sensore NFC qualcuno potrà sempre scambiare i prodotti e le rispettive tag prima della vendita cambiando così la “storia” di quel prodotto senza tu te ne possa accorgere.

Perchè si sono create queste buzzword?

Come avrai capito arrivato a questo punto dell'articolo, il mondo Blockchain è ricco di trappole e di consulenti che cercano di venderti prodotti tecnologicamente inutili: perché?

La narrativa Blockchain non Bitcoin è stata alimentata prima di tutto dai creatori delle cosiddette altcoin (alternative coins), cioè monete alternative a Bitcoin. I promotori delle altcoin hanno sempre descritto i propri progetti sicuri come Bitcoin, mentendo: Bitcoin è la rete più decentralizzata e sicura secondo tutti i parametri: minatori, nodi, sviluppatori, wallet e aziende finanziatrici. 

Questa promozione non avviene solamente a livello mediatico tramite eventi e contenuti su social media (youtuber, blog, influencer) ma anche economico; le fondazioni come laEthereum Foundation o la Algorand Foundation finanziano università di tutto il mondo per studiare e creare progetti utilizzando le loro tecnologie.

La scelta di finanziare le università non è ovviamente casuale: authority bias e la vicinanza ai centri di potere governativi hanno sempre reso le Università obiettivi sensibili per queste iniziative.

Tutti questi finanziamenti sono possibili grazie ai milioni di dollari che queste fondazioni raccolgono vendendo token agli investitori, come nel caso di Ethereum o Algorand. 

Questa pratica è ovviamente lecita, tuttavia rende i prodotti venduti più centralizzati rispetto a Bitcoin dove non esiste un venditore di token Bitcoin e i finanziatori sono aziende private come gli exchange che finanziano lo sviluppo sacrificando parte dei loro guadagni per rendere l’ecosistema più sicuro e moderno.

Di seguito puoi trovare il grafico rappresentante la quantità di Ether che la Ethereum Foundation si è riservata nel 2014 al momento della creazione dei token.

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Conclusioni

In questo articolo ho cercato di spiegarti i pericoli di questo settore: tra influencer e consulenti di Blockchain private il rischio di rimanere affascinati dalla narrativa della Blockchain è alto, tuttavia dopo questo articolo avrai gli strumenti per non compiere errori costosi per le tue tasche e per la tua reputazione.

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Simone Da Re

Bitcoin Consultant & Software Developer