Dal baratto alle criptovalute: la moneta e la sua evoluzione

In questo periodo si parla molto di valuta elettronica e valuta virtuale. Scopriamo insieme differenze ed analogie tra e-money e criptovalute.

Dal baratto alle criptovalute la moneta e la sua evoluzione

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In questo periodo si parla molto di valuta elettronica e valuta virtuale. Molti purtroppo confondono queste due categorie senza sapere cosa significhi di fatto il termine valuta.

Nel nostro articolo cercheremo di fare chiarezza su uno degli elementi che da millenni hanno influenzato l’evolversi della società, approfondendone l’evoluzione nel corso dei secoli sino alle ultime declinazioni.

La moneta

Partendo da una definizione, tanto brutale quanto esplicativa, per moneta si intende un mezzo usualmente utilizzato come strumento di pagamento non garantito da riserve di altri materiali.

All’inizio della sua storia si sentì il bisogno di avere un strumento facilmente trasportabile e misurabile che potesse adempiere a strumento di scambio di beni necessari per la vita quotidiana. Difatti, prima di tale necessità, la pratica in uso era quella del baratto, ovvero lo scambio di oggetti che per ciascuna delle parti assumevano un valore equivalente anche se di genere differente.

Aristotele nel libro I dell’opera “Politica”, in cui analizza la realtà politica, indica come momento di cambiamento quello nel quale per soddisfare i bisogni si iniziò a fare ricorso a fonti straniere importando le cose mancanti ed esportando quelle in eccesso.

Non tutte le cose sono, per natura, facilmente trasportabili e per questo si convenne di scambiarsi un qualcosa che, oltre ad essere utile in sé, possedesse il vantaggio di essere facilmente impiegabile nella vita quotidiana.

Questo strumento divenne così la colonna portante per il funzionamento del sistema economico. Prima metallica poi cartacea, la moneta negli ultimi anni è diventata elettronica e virtuale, utilizzata come strumento per soddisfare i bisogni dell'individuo e della società nella sua totalità.

La moneta però non ha avuto solo un ruolo meramente economico, bensì gli si può attribuire anche un valore sociale in quanto potenzialmente in grado di mettere in relazione culture, società ed individui differenti.

Le prime forme di moneta e la coniazione

Le prima forme di moneta erano rappresentate da specifiche merci che venivano scambiate in determinati contesti economici e sociale. Il genere dei beni in oggetto era facilmente ricollegabile al sale, bestiame o metalli preziosi il cui valore era riconosciuto dalla gran parte degli operatori economici del tempo.

Pertanto possiamo notare come inizialmente il valore fosse basato sul valore intrinseco del bene utilizzato. I metalli preziosi si imposero molto velocemente all’interno dei sistemi economici e sociali in quanto soddisfacevano i requisiti della moneta in quanto merce.

Questa tipologia di merce di scambio doveva essere misurabile - il peso costituiva un elemento oggettivo di crescita o diminuzione del valore - ma l’elemento più difficilmente riconoscibile era la purezza.

Alla luce di questo limite, inizialmente veniva utilizzata la c.d. pietra di paragone, utile a comprenderne la purezza, una lastra di silicio dove veniva sfregata la moneta. è una pratica ancora utilizzata per verificarne il colore. Successivamente venne introdotto il conio.

La procedura di coniazione assicurava a chi lo possedeva l’autenticità e la purezza della moneta senza necessità di ulteriori verifiche. Da questo momento in poi la moneta iniziò ad assumere un valore di fiducia nei confronti dello Stato.

Lo Stato quindi garantiva l’autenticità della moneta e pertanto si impegnava a farla accettare in pagamento tanto da tutti i cittadini quanto da esso stesso per il pagamento dei tributi.

La garanzia di autenticità però non era una garanzia di valore, ed infatti anche questo strumento possedeva dei limiti. Con il crescere del commercio internazionale, la moltiplicazione dei volumi comportò ad un aumento della quantità di metalli preziosi da possedere così come l’aumento dei costi di custodia. Questi furono alcuni dei motivi che imposero il passaggio ad un altro tipo di moneta non più legata al valore dello strumento.

L’origine della banconota

La moneta quindi nasce per delle esigenze di praticità. Così come queste esigenze si sono evolute nel corso dei secoli, anche lo strumento utilizzato è evoluto.

All’epoca non esistevano norme univoche in materia ma tutto era regolato dall’esigenza e dalle consuetudini che costituivano parte integrante del corpus normativo regolando l’intera socialità.

Nel XIV secolo, con l’espandersi del mercato internazionale, i banchieri iniziarono ad emettere delle ricevute su carta in cambio del metallo prezioso conferitogli dai mercanti, le c.d. note del banco.

Quest’ultime riportavano esplicitamente la quantità di valori depositati e contenevano la promessa della loro restituzione. La pratica del deposito si era consolidata in quanto costituiva una sicurezza in più rispetto al trasporto ed alla detenzione in proprio delle somme.

Il piĂą grande pregio di questo strumento consisteva nella riduzione del rischio di essere sottoposti a furti durante i viaggi. Bastava portare al banchiere corrispondente in altra localitĂ  la nota del banco per ritirare in loco il corrispondente in oro.

Le Banche Centrali e le garanzie del valore

Al contrario delle monete coniate in metallo prezioso, le banconote sono fatte di carta e per questo non hanno intrinsecamente un valore bensì lo rappresentano.

Inizialmente le banconote erano emesse, a fronte di depositi di monete di metallo prezioso e di prestiti concessi a privati o allo Stato, da una pluralità di banche, alcune delle quali operavano con minor prudenza rispetto ad altre, emettendo volumi di banconote molto superiori ai depositi di moneta metallica detenuti, rischiando così di non essere in grado di far fronte alle richieste di conversione.

Per gli operatori economici era difficile valutare l’affidabilità delle banconote emesse da istituti differenti. Le esperienze di crisi bancarie portarono gradualmente, in tutti i paesi, all’affermazione del monopolio dell’emissione delle banconote: questa attività divenne prerogativa esclusiva di una banca particolare, la Banca centrale.

In passato, la Banca centrale aveva l’obbligo di convertire, su richiesta, le banconote in metallo prezioso.

Queste, infatti, erano ancora considerate sostitutive dell’oro. Una traccia storica di questo obbligo di conversione è rimasta visibile a lungo: fino a tempi recenti le banconote riportavano la dicitura “pagabili a vista al portatore”, ovvero convertibili dalla Banca centrale a chi presenta il biglietto.

Il potere di estinguere l’obbligo del pagatore nei confronti del creditore è attribuito dalla legge alle banconote. Per questo motivo parliamo di “moneta avente corso legale”.

Il principio è reso concreto ed effettivo dal monopolio dell’emissione concesso alle Banche centrali che rafforza la fiducia del pubblico nella moneta. La fiducia poggia, da un lato, sulla stabilità del valore della moneta, che le banche centrali perseguono tramite la gestione della politica monetaria; dall’altro, sulle caratteristiche materiali dei biglietti, che devono essere tali da rendere ardua la falsificazione ma agevole il riconoscimento delle banconote autentiche.

Allo stesso tempo, per consentire i pagamenti tra clienti di banche diverse, è stato necessario realizzare procedure e sistemi di trasferimento fondi tra banche, che vennero a far perno, in molte realtà, sugli stessi istituti detentori del monopolio di emissione delle banconote, cioè sulle Banche centrali: i pagamenti tra banche commerciali si effettuavano tramite movimenti scritturali sui conti detenuti dalle banche commerciali presso le Banche centrali.

L’attribuzione di fiducia alla banconota prima e alla moneta bancaria poi vede sempre l’intervento della Banca centrale, un soggetto la cui nascita è relativamente recente: nel 1900 esistevano solo 18 banche centrali. Nel 1950 il loro numero era salito a 59 per giungere a 172 nel 1999. Oltre il 90 per cento dei paesi membri delle Nazioni Unite è oggi dotato di una propria Banca centrale.

La Banca centrale è un istituto di diritto pubblico. Persegue finalità d’interesse generale nel settore monetario e finanziario. La Banca centrale italiana è la Banca d’Italia e fa parte del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e dell'Eurosistema.

L’obiettivo principale dell’Eurosistema è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Le principali funzioni della Banca d'Italia sono dirette ad assicurare la stabilità monetaria e la stabilità finanziaria, requisiti indispensabili per un duraturo sviluppo dell'economia.

La Banca Centrale è responsabile della produzione delle banconote in euro e del regolare funzionamento del sistema dei pagamenti. Inoltre, monitora la sana e prudente gestione degli intermediari, la stabilità complessiva e l'efficienza del sistema finanziario.

E-Money

Negli ultimi tempi si è assistito alla nascita di nuovi soggetti attivi nel settore dei pagamenti e all’invenzione di modalità innovative di trasferimento della moneta.

In primo luogo, all’offerta moneta bancaria si sono affiancati i servizi di pagamento offerti da intermediari diversi dalle banche o dalle Poste: gli Istituti di pagamento e gli Istituti di moneta elettronica-IMEL.

IP e IMEL sono autorizzati dalla Banca d’Italia. Gli Istituti di pagamento (IP) possono offrire la stessa gamma di servizi di pagamento offerti dalle banche con l’eccezione degli assegni e delle carte prepagate (moneta elettronica), basando la movimentazione dei fondi della clientela su conti cosiddetti di pagamento, analoghi ai conti correnti ma destinati esclusivamente all’esecuzione di pagamenti.

Una modifica normativa ha introdotto una nuova tipologia di Istituto di Pagamento (cd. PISP - Payment Initiation Service Provider) abilitato a offrire servizi di disposizione di ordini di pagamento (cd. PIS) per favorire l’e-commerce e proporre un’alternativa alle carte di pagamento come mezzo per la conclusione delle transazioni.

Tale strumento, alternativo al contante, è accettato come mezzo di pagamento anche da soggetti diversi dall’emittente. Le somme ricevute dall’emittente a fronte della moneta elettronica emessa non costituiscono un deposito a risparmio e quindi su di esse non sono corrisposti interessi.

Il titolare ha diritto al rimborso della parte della somma versata non utilizzata.

Gli Istituti di pagamento e gli IMEL possono abbinare l’offerta dei servizi di pagamento ad altre attività finanziarie o commerciali (cd. IP o IMEL ibridi). I money transfer sono prestatori di servizi di pagamento che effettuano il servizio di “rimessa di denaro”, curando il trasferimento di denaro in qualsiasi parte del mondo mediante un circuito alternativo.

Dall’e-money alle criptovalute

Quando si studia la storia della moneta non ci si può non chiedere come mai la gente abbia sopportato per tanto tempo governi che, da duemila anni, esercitano un potere esclusivo per sfruttare e defraudare regolarmente il popolo.

L’economia, la finanza e l’organizzazione del contesto sociale vivono oggi una fase di grande mutamento, promossa dalle importanti innovazioni tecnologiche degli ultimi decenni.

In questo contesto, una delle novità riguarda l’evoluzione dei metodi di pagamento e o di investimento, prime su tutte quelle legate alle nuove opportunità offerte dall’informatica, quali le c.d. criptovalute.

Nate per rendere per eliminare la presenza dell’intermediario ed cambiare il concetto di fiducia, le criptovalute si sono presto trasformate in un fenomeno che oggi ha milioni e milioni di utenti in tutto il mondo.

Le crypto hanno catturato nel tempo un interesse sempre maggiore, sia per l’introduzione di tecnologie uniche e di trasferimento di moneta, sia per la portata rivoluzionaria del fenomeno in ambito economico, sociale e geopolitico.

Abbiamo visto come la moneta è per definizione tutto ciò che viene usato come mezzo di pagamento. Essa ha funzione di unità di conto, mezzo di scambio nelle compravendite e riserva di valore. La funzione centrale è, però, quella di strumento di pagamento. Negli anni si è passati dalla moneta metallica a quella cartacea, giungendo infine ai depositi bancari.

Ed è proprio dall’evoluzione di questi ultimi che si è poi arrivati all’introduzione della moneta elettronica, che altro non è che l'equivalente in forma digitale del denaro contante.

Il crescente utilizzo della moneta elettronica è dovuto soprattutto alla rapida diffusione di Internet. Dalla moneta elettronica va distinta, però, la criptovaluta. Quest’ultima definita come una vera e propria forma di scambio, di pagamento, asset class in sostituzione della valuta FIAT.

Appartengono alla categoria delle monete digitali le cosiddette criptovalute tutti quei token che sono nativi della propria blockchain.

Nel 2012 la Banca Centrale Europea ha definito la moneta virtuale come una moneta digitale non regolamentata in nessuna giurisdizione. Questa moneta viene rilasciata e controllata da sviluppatori indipendenti ed è utilizzata tra membri di una specifica comunità.

Conclusioni

Abbiamo visto pertanto come l’evoluzione sociale abbia determinato l’affermarsi, in base alle esigenze, di nuovi strumenti che permettono ai cittadini di tutto il mondo di effettuare scambi. Le criptovalute sono diventate la reazione ad un sistema di inflazione convulsa, in cui le Banche Centrali hanno giocato un ruolo determinante nell’adoption, anche istituzionale, che ha reso questo fenomeno, inarrestabile.

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